Amegana. Ho letto da qualche parte che il vostro nome all’inizio non era questo. Come mai questo cambio?
Nel lontano 2003 nacque il primo nucleo di questa band e come nome scegliemmo “King’s Men”, in omaggio a William Shakespeare. Solo che, a nostra insaputa, era già esistita una band americana degli anni ’60 con quel nome (ebbero breve gloria con un singolo intitolato “Louie Louie”) e con l’arrivo di Facebook scoprimmo almeno una decina di gruppi con quel nome (era prevedibile!). Ma il vero dramma non fu l’omonimia, ma il fatto che otto persone su dieci (compresi giornalisti, presentatori, blogger e dj) puntualmente sbagliavano a scriverlo o a pronunciarlo. Perché, si sa, in Italia l’inglese è ancora una lingua “misteriosa” 😛
Ho letto anche che Amegana sta per “tuffarsi” in lingua hindi. La musica vuol dire questo per voi? Tuffarsi e vedere come va o c’è tanto studio e preparazione dietro?
E’ la vita, più in generale, non solo la musica, che ti mette sempre davanti a questo bivio. Bisogna crederci e rischiare, quando è possibile, ma è pur vero che tutto si costruisce con sacrificio e pazienza. La strada è lunga, stretta e in salita. Poi c’è il mito di chi “ieri faceva il commesso, oggi è in televisione”, ma (ci dispiace dirlo), è un mito, per l’appunto, non è quello che succede nella realtà.
Avete registrato un disco nel 2014. Cosa rappresenta questo album? Un punto di partenza o la chiusura di un cerchio?
Un punto di partenza e basta. Quelle canzoni sono state il primo esperimento di inediti di una cover-band. Lo studio era per noi una specie di laboratorio, dove pian piano prendeva forma il nostro sound. La seconda canzone incisa è un po’ più “Amegana” della prima. La terza un po’ più della seconda. E così via. Poi, dal vivo, queste canzoni si sono ulteriormente evolute. E il prossimo disco sarà diverso. A noi piace pensare che andremo sempre alla ricerca di un’identità senza mai raggiungerla del tutto.
Di cosa parlate nelle vostre canzoni?
Le canzoni degli Amegana sono sicuramente le canzoni di Emanuele Minutella, il suo modo di vedere il mondo e le persone. A giudicare dai feedback sembra che questa visione sia molto condivisa.
Al giorno d’oggi non è scontato sentire canzoni Rock, Pop cantate in Italiano. Molti preferiscono infatti l’inglese. Avete mai pensato di fare questo tentativo?
Si che ci abbiamo pensato. L’inglese è la lingua del rock. Scrivere in italiano è veramente difficile. C’è sempre il rischio di sembrare poco rock e molto sdolcinati. Non escludiamo, in futuro, di provarci.
Il fatto di cantare in Italiano vi chiude qualche possibilità?
E’ sicuramente una barriera linguistica. Ma non è una barriera “artistica”. Anzi, siamo convinti che sia l’esatto opposto. Nel lontanissimo 2002, a 16 anni, io (Emanuele) andai negli Stati Uniti per un breve periodo. Lì misi su un trio con un ragazzo americano e uno russo e trovammo un locale a San Diego (il “Lesta’s”) disposto a farci esibire. Fu la mia primissima volta davanti a un pubblico straniero. Lì mi resi conto che loro volevano sentire le canzoni in italiano, non le cover americane. Di recente, in Svizzera, abbiamo avuto la conferma di questo trend. Lo straniero, se vede un artista italiano, lo vuole sentire in italiano, un po’ come noi vogliamo sentire la band inglese cantare in inglese. Inoltre, non dimentichiamoci che all’estero ci sono centinaia di migliaia di italiani che adorano il mix tra la loro lingua e il sound internazionale.
Avete vinto premi e suonato in lungo e in largo. Cosa può fare una band emergente per farsi notare e farsi apprezzare definitivamente anche dal grande pubblico?
Non siamo nella posizione di dare dei consigli in materia di “grande pubblico” 🙂 Quello che però possiamo dire è che successo e popolarità non sono la stessa cosa. Si può avere successo anche davanti a 200 spettatori. Successo è quando hai lavorato sodo e sono arrivati i frutti. I numeri crescono col tempo…
Siete attivi sui social. Pensate che al giorno d’oggi sia una delle reali possibilità per veicolare il proprio messaggio?
Fra poco sarà l’unica reale possibilità. Forse lo è già. A meno che tu non appaia in tv.
La Tv è ancora un luogo dove trovare musica o ci si deve affidare per forza di cose a piattaforme online?
Non siamo convinti che in tv ci sia musica. Solo spettacoli televisivi. La “musica” è un’altra cosa.
Ascoltando i vostri pezzi mi sembra di non percepire quasi mai insoddisfazioni, paure, delusioni. Le vostre canzoni non sono mai “arrabbiate” come molti artisti indipendenti amano fare. Ci sono cose che non vi piace raccontare nei vostri brani?
A dire il vero no. Gli argomenti vengono fuori quando si sente il bisogno di trattarli. Forse un giorno parleremo anche di cose negative, di problemi politici e sociali. In questo momento i nostri testi sono più legati alla ricerca di una strada, con un finale ancora aperto. Non ce la sentiamo a meno di trent’anni, di tingere le canzoni di nero. E poi diciamocelo apertamente: spesso mandare a fanculo o scrivere che ti sei rotto il cazzo è solo un modo per apparire figo e rivoluzionario. Ma dovrebbe essere ormai un clichet superato.
Cosa pensate degli artisti che scelgono la strada dei Talent Show?
Non li giudichiamo e gli auguriamo di trovare la loro strada.
Cosa pensate dei Talent Show?
Sono spettacoli televisivi. Punto e basta. La “musica”, quella vera, come ho già detto, non è quella che si vede lì. La musica vera è fatta di furgoncini, strade, strumenti sulle spalle, fischi, sbronze, garage, sudore. Forse, alla fine, gli applausi.
Vi giro la domanda. Cosa penserebbero i giudici dei Talent Show di voi?
Non ci prenderebbero! Ahahaha 😀
Progetti futuri?
Mai avuti e mai li avremo. Continuiamo a scrivere, presto torneremo a incidere, nel frattempo suoniamo e manteniamo i nostri rapporti con chi ci vuole bene e ci segue. Per il resto no ai “massimi sistemi”.
Gli Amegana sono noti in Italia per un sound fresco e moderno, un miscuglio di sonorità acustiche, elettriche ed elettroniche e per i loro omaggi a band anglo-americane come Coldplay, Muse, One Republic, The Script, Kasabian. Nel 2014 la band ha pubblicato il suo primo disco di canzoni originali in italiano, prodotto da Riccardo Piparo (Ti.Pi.Cal.), il cui primo compleanno è stato festeggiato presso l'Auditorium 3.0 della RAI. Hanno da poco superato i 10 anni di attività artistica, con quasi mille concerti tra club, piazze e teatri, diversi premi per band emergenti, più volte programmati su Radio Rai 1 e in cartellone con artisti di livello nazionale.
Di recente hanno conquistato con Tokay Creative Studios il premio #PalermoWelcome, per il migliore spot sulla città di Palermo, prossimamente in programmazione sulle emittenti televisive Rai: il progetto si è aggiudicato entrambi i premi in palio, quello per il maggior numero di visualizzazioni sui social e quello della giuria presieduta dal regista premio Oscar Giuseppe Tornatore. Lo stesso team aveva già lavorato al primo videoclip degli Amegana ("Come mi prendi"), incluso nella top ten dei migliori video italiani auto-prodotti nella classifica FIM 2015.