Oggi, siamo in Sicilia.
Più precisamente a Messina e abbiamo la possibilità di fare qualche domanda a Mosè Previti dei Big Mimma.
Dopo tanti gruppo abbiamo finalmente davanti un gruppo diverso dal solito con un genere insolito che loro amano definire in modo “particolare”..
Finalmente un genere totalmente diverso dal solito. Però la domanda è.. Che genere fate?
Noi lo chiamiamo Rock Mediterraneo, ma va bene anche folk rock, etno rock. Certamente il mediterraneo è la radice culturale principale di questo mix sicilianissimo di tutto.
Siete Siciliani e suonate insieme dal 2009. Qual è l’ingrediente base per la convivenza in un gruppo?
Il gruppo è come un matrimonio tra sei persone, una stimolante e, a tratti, difficile convivenza che funziona sempre così: non ci sono idee che vincono in base all’autore, ma in base alla qualità. Lavoriamo tutti insieme per un solo obiettivo.
Ho ascoltato il vostro primo lavoro “Lu stampatu” su Spotify? Me lo raccontate?
“Lu Stampatu” era il foglietto stampato, appunto, che i cantastorie siciliani si portavano dietro per venderli alla fine dei loro show. I cantastorie erano i giornalisti di una volta, noi non ci sentiamo eredi di quella tradizione, troppo grande e troppo diversa, tuttavia ci piace poterla reinterpretare specialmente laddove quella culturale orale e popolare si connetteva con la descrizione di storie. Tutti i nostri brani, compresi quelli de lu stampatu, parlando di storie, molte inventate, qualcuna vera, esempi di una realtà che è cantata in siciliano ma potrebbe appartenere a qualsiasi luogo del mondo. Per noi la Sicilia è la metafora del mondo non un suo continente speciale e isolato.
Non so se avete mai provato sul vostro account Spotify a guardare da dove provengono gli ascoltatori. Nella giornata di oggi: London, Warsaw, Madrid, Dublin, Krakow. Questo spiega drammaticamente il perché ci sia poco spazio in Italia per questo tipo di musica. Voi come ve lo spiegate?
L’Italia, che grazie a Carosone e molti altri, ha inventato in qualche modo il concetto di World Music, di contaminazione, è oggi una succursale scadente dell’omologazione estetica statunitense. Radio e Tv sono in mano a un elite di cortissimo respiro che sta schiacciando verso il basso tutte le produzioni di massa, con un impoverimento globale della nostra cultura musicale e non solo.
Siete soddisfatti di quanto fatto o avete qualche rimpianto?
Pensiamo che il lavoro da fare è tantissimo, il passato è stato di insegnamento per progettare percorsi più impegnativi e funzionali al nostro obiettivo.
C’è spazio solo per il palco o avete partecipato anche ad altre iniziative sempre in ambito musicale (spettacoli teatrali, Tv, ecc)?Abbiamo suonato per uno spettacolo teatrale qualche anno fa, quest’anno registreremo una canzone in nigeriano per un documentario, mentre due anni fa un nostro brano “IlTrombettiere a cavallo davanti alla porta del sultano nella stanza di Casimiro Piccolo” è stata inserito nel cortometraggio “Rashid” di Gianpiero Cicciò. Abbiamo anche dei nostri progetti video per il prossimo futuro che sveleremo al momento giusto.
Come sarebbe vedere un gruppo come voi in un Talent Show? Fuoriluogo o finalmente una boccata d’aria fresca?
In realtà l’idea non ci dispiace, anche solo per il divertimento di cimentarsi con il format televisivo. Fuoriluogo è la scarsa lungimiranza con cui vengono selezionati gli artisti vincitori, dei banali interpretati cui manca molto spesso il necessario bagaglio di esperienze e determinazione.
La musica Italiana di cosa avrebbe bisogno ora?
Di pensare alla musica, di pensare alle parole, di lavorare con più convinzione a progetti più ambiziosi, e anche ad ascoltare più musica appartenente proveniente da tutte le parti del mondo e non solo dai canali stereotipati dell’occidente. Per molti artisti è stato proprio MTV a creare sempre di più il business dell’immagine e sempre meno quello della musica, nonostante abbia dato molta visibilità a tanti gruppi che altrimenti non sarebbero neanche usciti.
Di cosa parlano le vostre canzoni?
Le nostre canzoni sono storie. Storie di uomini e donne che vivono nel mondo e allora c’è la Foresta in cui un generale cerca l’oro ma finisce impazzito, c’è l’ubriacone che vive la sua vita accanto al ricco signore, c’è la ragazza rapita dal “padrone” del paese, c’è un intero quartiere che sta appresso ai riti e alle sventure della provincia italiana (La signora Mimma).
Quali sono le vostre influenze? Da cosa deriva la vostra musica?
Sicuramente siamo 6 ascoltatori diversi, con gusti diversi. Ma tutto il gruppo ha una grande apertura mentale, siamo curiosi verso tutto ciò che pare fatto bene. Si passa dalla musica africana al folk, e poi metal, reggae, ska, e naturalmente anche il cantautorato.
Capita spesso di incontrare in ambito musicale, Band e artisti con cui stringere amicizie extra palco. Vi è mai capitato?
Si, qui a Messina, la nostra città, c’è un grande affiatamento tra noi e i Demomode, ma in generale il nostro piccolo ambiente artistico è intessuto di belle e ricche amicizie. Passa qui tanta gente e con alcuni illustri musicisti, penso ad Evandro Dos Reis che ha registrato varie “corde” su “Lu Stampatu”, nascono delle collaborazioni.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Stiamo lavorando ad un nuovo disco, un concept album sui crimini. Siamo già a buon punto, credo che sarà il disco con maggiori efferatezze della musica italiana, una galleria di personaggi e storie ricchissima di colpi di scena. Più che un album ci sembra di lavorare ad un film di Tarantino.
I Big Mimma nascono a Messina nel 2009 da un’idea di Alessandro Silipigni, Mosè Previti e Vincio Siracusano, come trio basso chitarra e percussioni. Il gruppo suona da subito un mix molto particolare di rock, reggae, folk e cantautorato, testi in dialetto e una forte attitudine alla canzone come “cunto”, come esperimento di immaginazione e realtà. L’organico si amplia nel 2011 con l’ingresso di Piero Cucinotta, percussionista e studioso della tradizione musicale africana. La band suona in locali, manifestazioni, rassegne teatrali. Nel 2012 incide il suo primo disco “Lu Stampatu”, che vede la partecipazione di Evandro Dos Reis chitarrista brasiliano già Orchestra di Piazza Vittorio..
L’album è stato registrato da Claudio La Rosa ai Soundsabbath di Messina e mixato a Palermo da Fabio Rizzo nel 2013. Per promuovere il lancio in digitale del discola band suona un piccolo concerto davanti alla Badiazza, antico e celebre monumento medievale della città di Messina. Per l’occasione viene presentato anche un nuovo membro della band, Antonio Stella, ( DoctorCom, Oratio), tastiere e voce della grande Mimma. Nell’agosto del 2013 la band vince la “Battle of the Band” di World Music Network, importante piattaforma anglosassone dedicata alla World Music. Dopo una ricca stagione di concerti e performance (Balcony Tv, Live@Feluca Zeus) la band incide il suo secondo lavoro: Sirene, doppio singolo autoprodotto che vede la luce nell’aprile del 2015. Intanto, World Music Network decide di inserire il brano “Pani Mottu” nella compilation Rough Guides: What on Earth?, edizione fisica e digitale con distribuzione mondiale. Nel maggio del 2015 la band allarga ulteriormente il suo organico con l’inserimento di David Cuppari (Demomode) alla batteria. Nel dicembre del 2015 è stato pubblicato il video di Marinai Donne e Guai, tributo della band all’indimenticato Domenico Modugno. Per il 29 gennaio 2016, invece, nuova uscita discografica, con l’inserimento di “Pani Mottu” nella compilation “The Rough Guide to The Best World Music Network You’ve Never Heard – La migliore World Music che non hai mai ascoltato” è una raccolta delle produzioni di artisti provenienti da ogni parte del mondo.