Slash – Living The Dream

Partiamo dal presupposto che ascoltare un nuovo album di Slash per me significa tornare indietro 30 anni.

Continuo a riconoscerlo nel Sound Classic Rock e nell’atteggiamento della rock star che ho sempre apprezzato senza grossi stravolgimenti. Questo accade ormai da qualche disco.

Non mi lamento certo di questo e non chiedo neanche ad uno dei miei musicisti preferiti di cambiare e di essere innovativo a 55 anni, tuttavia sono sicuro che potrebbe cercare di mettere un po’ di sale e di spezie sul suo lavoro per renderlo più saporito soprattutto se parliamo di papille gustative difficili come quelle dei fan di vecchia data.

Il disco scorre senza grandi intoppi. Le canzoni non fanno sanguinare i timpani e si lasciano anche ascoltare un paio di volte purtroppo però senza essere ricordate.

La voce di Kennedy come sempre impeccabile e le chitarre non sbagliano mai l’intenzione e il suono. Tutto però abbastanza monotono.

Qualche canzone degna di nota c’è. A noi è piaciuta molto Lost Inside The Girl che vi proponiamo qui sotto:

Il disco è prodotto bene e si sente che la mano di Slash rimane la stessa. Rimpiango però qualche disco passato (Slash 2010) che con grande varietà ci proponeva un gran numero di collaborazioni, rinnovando canzone dopo canzone l’interesse e la curiosità dell’ascoltatore, osando di più con qualche cantato discutibile, rischiando leggermente di “farla fuori dal vaso” e uscendo dai confini del suo solito Rock n’Roll.

Non è il caso di “Può ma non si applica”. Dopo un disco del genere gli stringerei comunque la mano e mi inchinerei al suono della sua Les Paul.

Proprio per il rispetto che nutro nei suoi confronti ho bisogno però di una prova d’amore anche da parte sua.

Take me down to the paradise city  .. Where the grass is green and the girls are pretty

A volte bastava un assolo…